venerdì 7 novembre 2014

Perché saltare due ore di scuola può essere più formativo che passarle a studiare greco e storia


L'incontro con Antonella Cilento, produttiva scrittrice napoletana dei secoli XX e XXI, è stata un'occasione molto ghiotta per curiosi, appassionati, interessati o semplici lettori per farsela sfuggire. La possibilità di incontrare uno scrittore, a scuola, in maniera molto diretta, è un evento più unico che raro, e come tale va colto al volo.

Cilento ha scritto tra le altre opere  Lisario o il piacere infinito delle donne, il testo al centro della discussione. Questo è il punto centrale di tutto: discussione. Quante volte andiamo a conferenze o incontri vari, ma il più delle volte ci asteniamo dal sollevare questioni in merito all'argomento per i motivi più assurdi e, se mi è concesso il termine, stupidi: invece, il giorno di Halloween, a causa anche del quantità esigua di soggetti presenti, è stato un face to face molto coinvolgente. Personalmente, era la prima volta che potevo incontrare un professionista del settore, settore di cui sono molto appassionato, (purtroppo, causa pigritia) non accanito lettore, ma dilettato compositore di piccoli scritti. Di fatto, la mia domanda ha toccato questo lato della medaglia, e non quello relativo ai temi del libro. E credo anche che Cilento non se l'aspettasse, perché dalla nostra generazione, gli adulti non si aspettano domande del genere. Comunque, tornando a prima, credo che questi tipi di incontri possano toccare le corde di una persona più di un Canzoniere imparato a memoria. Perché leggere delle poesie di un poeta depresso piuttosto che leggere la vita di una donna in cui la maggior parte dei lettori si rispecchierebbe, nonostante fosse una donna del Seicento, vuol dire mischiare acqua con il vino. Non sto dicendo che il libro di Cilento sia un capolavoro della letteratura e il Canzoniere un libercolo da quattro soldi, ma la differenza si nota. Ciò che sono riuscito ad assorbire dalla parziale ma attenta lettura del libro e dalla discussione con la scrittrice, non è altro che una boccata di salute per me stesso. Come si è notato, la mia riflessione si basa sulla parte pratica del lavoro di scrittura, e credo sia una delle cose che mi affascini di più, come ho già ribadito sopra, e sarebbe bello se molti avessero questa voglia. Ci si potrebbe confrontare, parlare, scambiare opinioni e idee, per avere una forma mentis sempre più larga. Non voglio tirarla troppo sulle lunghe, quindi congedo voi lettori dicendo che scrivere sia un'attività che ancor più di leggere può attirare le persone. Perché sfogarsi con la penna o la tastiera, libera la mente e il cuore! 

Luigi Caporaso.

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