Lisario o il piacere
infinito delle donne
“Lisario o il piacere infinito delle donne”
di Antonella Cilento, è un romanzo che mescola storia e invenzione; lo si può
considerare, così come afferma la stessa scrittrice, “un miscuglio eterogeneo”
che contiene contemporaneamente elementi storici, romantici, filosofici,
teatrali, comici, tragici, ma anche elementi di avventura. Incentrato sul
piacere femminile, è un romanzo impregnato di napoletanità. A fare da sfondo
alla storia, infatti, è la Napoli del primo Seicento, quando la città, perla
del Vicerè, è una colonia spagnola. E’ questo uno dei momenti più straordinari
per la città meridionale che esplode dal punto di vista architettonico e
pittorico, ospitando pittori quali Caravaggio e Cervantes, ma allo stesso tempo
si rivela una città povera, puzzolente e che offre problemi visivi a causa della
spazzatura e dei primi sistemi fognari che cominciano a saltare. Inoltre, in
questo periodo, Napoli è la culla della criminalità, di continue rivolte e
della peste, che riduce la popolazione di 2/3 circa.
Il narratore, esterno e non
onnisciente, che racconta la storia con continui occhi diversi, ora nelle vesti
di un personaggio, ora in quelle di un altro, ci parla di una giovane ragazza,
Lisario, muta, che si rifugia in un lungo sonno per sfuggire alle vessazioni
cui la sua condizione femminile la sottopone. Oltre all’amore segreto per la
lettura e per la scrittura, Lisario custodisce anche quello del piacere
infinito. Avicente, medico “per caso”, ne diverrà grazie ad un colpo di fortuna
lo sposo dopo averla svegliata con pratiche mediche inconfessabili.
Nel 1600 la
donna non ancora trova il modo per far sentire la sua voce, unico compito che
le spetta, è quello di riuscire a sposare un uomo che l’accudisca per il resto
dei suoi giorni. Tuttavia, Lisario, pur essendo muta a causa di un intervento
mal riuscito, riesce in qualche modo a far sentire la sua voce. La giovane,
infatti, si dedica alla scrittura, rivolgendosi nelle sue lettere alla Madonna,
ma tiene nascosta questa sua dote dato che a quel tempo si preferivano donne
analfabete e succubi del marito. Inoltre, si esprime attraverso il silenzio:
ogni volta che qualcosa non le va bene, Lisario, cade in un sonno profondo. Leggendo
il libro, emerge una condizione della donna non molto diversa da quella di oggi
dove la donna è ancora vittima e vede ancora “limitata” la sua libertà.
Un altro
filo conduttore dell’intero romanzo, così come ci suggerisce il titolo, è il piacere delle donne, che a differenza
di quello degli uomini, è infinito. La
cosa che più mi ha colpita, è stata la spontaneità con cui la Cilento ha
trattato il tema della sessualità, della masturbazione, che nel Seicento, ma
anche oggi, resta una questione prettamente intima, un tabù, soprattutto per
noi giovani. La scrittrice ha saputo metterci a nostro agio e ci ha permesso di
andare oltre quella che è la semplice storia del libro, affrontando tematiche
culturali riguardanti anche l’omosessualità.
Molto interessante,
inoltre, è stato il conoscere l’intero lavoro che c’è dietro la stesura di un’opera,
dall’ispirazione alla pubblicazione. Per me è stato il primo incontro con la
Cilento, ma soprattutto con l’autrice di un libro che ho letto e posso dire che
è stato davvero utile per appassionarmi ancora di più alla lettura del libro
che in seguito ho concluso e per analizzare la storia in molte più
sfaccettature.
Enza Napolitano
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