Lisario o l'infinito piacere delle
donne per molteplicità dei temi
lungo i quali si dipana, può essere considerato un romanzo dal "
multiforme aspetto", Antonella Cilento non solo ci propone un ricco
squarcio della tumultuosa Napoli del Seicento, nella quale si sovrappongono i
destini di importanti pittori, nobili spagnoli, rapaci arraffoni, prostitute,
ermafroditi, insetti e ratti in quantità, tutti <<perversi come pesci>> ma ci pone di fronte a un tema, che
sicuramente crea un alone di pregiudizio intorno a questo magnifico e a dir
poco sorprendente libro, sto parlando del piacere delle donne.
In questo affresco della Napoli barocca,
ritroviamo l' immagine della "bella addormentata", è così che
Antonella, durante lo stimolante incontro avvenuto nell'aula magna del nostro
istituto, definisce Lisario Morales, la protagonista bellissima e muta a causa
di una mal riuscito intervento chirurgico, ma che legge di nascosto
Cervantes e decide di scrivere lettere e ad una interlocutrice particolare, la
Madonna. Era poco più che una bambina quando le propongono di unirsi in
matrimonio ad un vecchio che ai suoi occhi appare "bavoso e gottoso",
allora al fine di sottrarsi a tale obbligo a cui la sua condizione femminile la
sottopone si rifugia in lungo sonno, che dura ormai da mesi quando la riceve in
cura Avincente Iguelmano, medico fallito, giunto a Napoli per rifarsi una
reputazione. Quest’ultimo dopo averla risvegliata con pratiche mediche
inconfessabili e poco lecite tra mille pudori, paure e incertezze, riesce a
conquistarsi la stima dei genitori della piccola che gli offriranno la sua
mano. Lisario si ritroverà ad essere la cavia di un uomo che non ama in un’età
di cambiamenti e di scoperte del corpo. Difatti, il piacere delle donne è
divenuta un’ossessione di Iguelmano, un mistero abissale e conturbante tanto da
fargli provare quasi “invidia” per l’incontrollabile ed eversiva energia delle
donne.
Lisario, la quale preferisce saltare sui letti, scorrazzare e vive
male l’ossessiva attenzione del marito, verrà salvata dal principe azzurro,
Colmar, talentuoso ma sfortunato pittore di origine giudea. Iguelmano scoprirà
il tradimento e cercherà di dividere i due amanti senza però riuscirci, a ciò
seguono diverse avventure che ci permetteranno di “penetrare” nella
meravigliosa Napoli del 600, la Cilento in questo modo oltre a porci di fronte
a questioni morali e politiche che sono purtroppo presenti, vale a dire la
corruzione, ci porrà di fronte alla questione omosessuale parlando dei “femmenielli”
allora visto come una persona che portava fortuna e quindi relativamente
rispettata. Che dire Antonella è una grande scrittrice innanzitutto per l’abilità
di parlare apertamente, senza pregiudizi e come è giusto che sia considerando
cose completamente normali determinati tabù, primo fra tutti il tabù del piacere
delle donne. Anche durante il nostro incontro ci ha spiegato che le donne hanno qualità "superiori", soprattutto durante il rapporto sessuale, rispetto agli
uomini; spiegando che nelle scuole è importante che venga impartita anche un
educazione sessuale. Per quanto riguarda la questione omosessuale, per certi
versi un altro tabù del nostro mondo, durante l’incontro ci ha reso partecipi
di un sua pezzetto di vita privata dicendo che sua sorella lo è e che a Napoli
diversamente da quanto accade in piccole città come Benevento gli omosessuali
sono liberi di vivere apertamente la loro relazione senza essere additati o
derisi per la strada sicuramente con le dovute eccezioni. Ho apprezzato molto il fatto che ci ha
raccontato un po’ di sé perché ci ha dimostrato di essere una persona alla mano
oltre che una scrittrice capace di amalgamare in un solo romanzo questioni tanto lontane quanto vicine sia nel tempo che per contenuti.
Bruna Romano
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