martedì 16 dicembre 2014

Storia di un'anticonformista

Lisario, la protagonista del romanzo di Antonella  Cilento deve fare i conti con due "problemi" : è innanzitutto una donna in un secolo particolare, il '600, in cui le donne avevano un ruolo marginale nella società, che non consentiva loro neanche di possedere una formazione culturale: esse erano considerate come dei semplici strumenti nelle mani degli uomini, i quali si servivano di queste per garantire la sopravvivenza della famiglia e per procurarsi piacere. Inoltre Lisario è muta, a causa di una maldestra operazione di un medico ciarlatano.
 Lisario è presentata come una ribelle, un'anticonformista, poiché, nonostante il particolare contesto in cui vive e la sua infelice condizione, essa legge di nascosto Cervantes e "parla"con la Madonna scrivendole delle lettere ( al riguardo,durante l'incontro, l'autrice del libro ci ha fatto osservare che Lisario non scriveva lettere alla Madonna perché fosse particolarmente religiosa, ma perché sentiva il disperato bisogno di "parlare" con qualcuno e la Madonna poteva essere la sua unica destinataria, dato che nessuno poteva sapere della sua condizione di letterata, in quanto la società in cui viveva glielo impediva.) Quando a Lisario, ancora una bambina, viene proposto per la prima volta il matrimonio, ella per sottrarsi a questa decisione presa dalla famiglia, si addormenta, facendo del suo corpo uno strumento per ottenere libertà e per allontanarsi da quei costumi che caratterizzavano la società dell'epoca. Lisario, affidata alle cure di Avicente, un medico fallito, si risveglia solo dopo aver scoperto il piacere sessuale che il medico (suo futuro sposo) ha saputo procurarle. Ed è proprio il piacere delle donne che diventerà l'oggetto di ricerca di Avicente, il quale si servirà, in questa ricerca, del corpo della giovane Lisario. Avicente in questo suo studio scopre che la donna è capace di provare piacere in misure che l'uomo non sarebbe mai stato capace di provare e che può arrivare a questo piacere senza alcun bisogno dell'uomo stesso, ripetendo l'esperienza "infinite" volte. Ed è proprio l'infinità del piacere femminile a spaventare Avicente e a spingerlo a studiare il mistero abissale ed indescrivibile di questo piacere.
A fare da sfondo a questa intrigante storia è la vivacissima Napoli  barocca del '600, che in quel periodo, sotto il dominio spagnolo, aveva raggiunto l'apice assoluto del suo splendore. Napoli, divenuta il fulcro del mondo culturale, attira importanti artisti provenienti da ogni parte del mondo (tra questi ricordiamo Caravaggio e Cervantes). La splendida città presenta,però, anche un lato  oscuro: a quei tempi, infatti, Napoli era in crisi a causa della pesantissima tassazione cui era sottoposta da parte del governo spagnolo, per cui era lacerata da numerose rivolte cittadine finalizzate ad alleggerire il peso delle tasse: dunque questa non è solo la storia di una donna che si ribelle alle forme sociali a cui è legata e che scopre il suo piacere, ma anche la storia di un'intera città che si ribella ai potenti.
Per quanto mi riguarda l'incontro con l'autrice del libro è stato molto interessante grazie all'abilità delle argomentazioni della Cilento,la quale è stata capace di mettere noi giovani a nostro agio nell'affrontare delle tematiche, che da secoli e tutt'ora ( facciamocene una ragione) sono soggette a tabù. Con la Cilento, infatti, non abbiamo soltanto discusso riguardo alla storia che ella ha narrato nel suo fantastico libro, ma abbiamo anche affrontato tematiche etico-culturali, come ad esempio quella dell'omosessualità o quella della masturbazione. Apprezzo molto la Cilento per l'apertura del suo carattere e delle sue argomentazioni, che, per quanto ci ostiniamo ad affermare il contrario, hanno destato almeno un minimo di imbarazzo in tutti noi che stavamo ad ascoltarla, perché noi, in fondo, anche se facciamo fatica a riconoscerlo, siamo inseriti in un sistema di disciplinamento che ci spinge a guardare ad alcune tematiche e, nel fatto in specie , alla masturbazione femminile, di cui la Cilento ha ampiamente parlato in quest'opera, come qualcosa di moralmente scorretto, come un piacere egoistico e non volto alla riproduzione. E' stato, inoltre, interessante analizzare una produzione  letteraria nel suo insieme, esaminando tutto il lavoro che l'ha preceduta ( ispirazione, elaborazione, revisione, pubblicazione).
Personalmente è la prima volta che incontro una scrittrice di cui ho letto un'opera e devo riconoscere che attraverso la conoscenza diretta della Cilento sono riuscita a comprendere delle sfaccettature e dei particolari che non avrei mai colto attraverso una lettura autonoma e isolata.

Caterina Arganese

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