Glauco Revelli è, citando il mio professore, un padre 2.0 nella Milano di oggi, che si destreggia tra famiglia e lavoro per superarne le problematiche che si presentano. Quando sua moglie Giulia gli rivela che probabilmente gli uomini non le piacciono più, arriva il momento della profonda riflessione. È questa la trama del libro di Antonio Scurati: un viaggio alla ricerca di se stessi dal punto di vista di un uomo. Il bello del libro, secondo me, è proprio questo. La storia di un uomo che racconta i propri sentimenti, angosce e perplessità della vita famigliare. Un punto di vista quindi nuovo che ti conduce passo passo nella psiche maschile. Quella di Glauco è l'autoanalisi di un uomo di quarant'anni che scopre piano piano il rapporto tra padre e figlio.
Dovendo fare una riflessione sulla figura del padre, mi rendo conto che il mio ha tratti alquanto diversi da quelli di Glauco. Tuttavia, non so dire a quale generazione di papà il mio appartenga.
Mio padre non è mai stato una persona autoritaria, non è mai stato il "padre-padrone" di tanti anni fa, non lo si può definire un uomo severo e dispotico, un uomo privo di sentimenti. Eppure, pensando a quelli che sono i "parametri" dei padri di nuova generazione mi rendo conto che lui, papà, non appartiene nemmeno a questi.
Ma allora il mio papà che tipo è? Il mio papà è semplicemente il mio papà. È un uomo con il cuore speciale. Da lui ho imparato l'educazione, ad amare con il cuore e ad essere altruista, a perdonare gli altri e ad amare la vita, ad essere tenace e a raggiungere i miei obiettivi. Penso semplicemente che ogni papà sia diverso dagli altri e non importa se sia uno scienziato, un medico, un avvocato, un contadino o un venditore ambulante, se appartenga alla prima o alla seconda generazione, il papà è la cosa più bella che ci sia!
Enza Napolitano
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